Biancaneve, la vera storia, lo spettacolo più bello del Festival

«Michelangelo Campanale ha regalato ai tarantini del Crest, compagnia che ha compiuto da poco i 40 anni di attività, il più bello spettacolo del Festival, “Biancaneve, la vera storia“». Così scrive Mario Bianchi direttore della rivista telematica ”Eolo”, il sito ufficiale del teatro ragazzi italiano, resocontando la ventesima edizione del “Maggio dell’Infanzia”, organizzata a Bari dal 18 al 21 maggio dalla Fondazione SAT e dai Teatri di Bari, con Italiafestival.
Di seguito l’articolo completo.

 
 
 
 

MAGGIO ALL’INFANZIA 2017

Michelangelo Campanale ha regalato ai tarantini del Crest, compagnia che ha compiuto da poco i 40 anni di attività, il più bello spettacolo del Festival, “Biancaneve, la vera storia“ con Catia Caramia, Maria Pascale e Luigi Tagliente. Una storia, quella di Biancaneve, che ci pare di conoscere a memoria, sia nei fatti sia anche iconograficamente. Ovviamente non è così, quella che conosciamo è quella proposta al cinema da Walt Disney e, così ci appare, fugacemente, all’inizio dello spettacolo. Ma non è così, la celebre fiaba, alle origini, era ben diversa. E ai bambini, che non sono cretini, bisogna riproporla come era in origine, senza omettere niente, anche gli aspetti più sgradevoli che però servono a far capire loro che la vita non è solo, come si suol dire, “rosa e fiori”.
Così, nello spettacolo del Crest è Cucciolo, l’ultimo dei sette nani, a narrarcela come si deve. Biancaneve in realtà era la Principessa Maria Sophia Margaretha Catherina VON Erthal, di origini tedesche e realmente vissuta alla fine del ‘700. Biancaneve abitava tra i monti, dove i nani lavoravano duramente come minatori, talmente duramente, che in tanti erano morti, rimanendo solo in 7. Lei, Biancaneve, era una bambina coraggiosa, vissuta senza un padre, all’ombra di una madre altezzosa e boriosa, da cui dipendeva, e di cui voleva seguire le orme, ma che per lei diventò piano piano matrigna, rosa, come era la madre, dall’invidia nel vedere la bellezza di una figlia che piano piano si faceva, come succede nella vita, sempre più grande, diventando sempre più bella, anzi bellissima, davanti a uno specchio che non poteva mentire. E molti sono gli specchi che costellano la scena. La storia si dipana in modo crudo e terribile come è stata raccolta dai Grimm, divisa in sette racconti, che il nostro nano narratore legge da manoscritti lasciati dai fratelli nei modi che qui per altro conosciamo, con i tentativi perpetrati dalla madre per far morire la figlia, sino al lieto fine, con il pezzo di mela avvelenato che rotola per terra, consentendo alla nostra piccola protagonista di convolare a giuste nozze con il suo principe, mentre la madre dovrà accontentarsi di scarpe ardenti, la giusta punizione. Ma prima che questo avvenga la nostra coraggiosa protagonista, arrivata da sola nell’umile casetta dei nani, imparerà ad essere una madre vera per i 7 , amorevole e necessaria, non come la sua di madre, crudele ed invidiosa, “se fossi veramente la mamma dei 7 nani, li guarderei tutti ad uno ad uno per vederli crescere, per vederli andare via da soli con gambe forti per camminare e saziati dai miei sguardi” così dice a Cucciolo con cui dialoga, uscendo per un attimo dalla storia, durante tutto lo spettacolo.
“Biancaneve, la vera storia” pone al centro del suo percorso il tema della vera bellezza che ha la sua origine più vera e naturale non nell’aspetto esteriore ma che si annida piuttosto nella profondità dell’essere umano, consentendo alla fine a Loredana Bertè di cantare a lei e solo a lei, a Biancaneve, diventata una magnifica donna, forte e consapevole per le difficili prove che ha dovuto superare “Sei bellissima!”.
A Campanale riesce il miracolo di raccontare in tutta la sua prorompente verità, con un filo radioso di ironia, sempre latente, una storia ancora oggi esemplare, in una cornice, questa sì di assoluta bellezza, dove tutti gli aspetti tecnici, luci, musiche, scene, costumi, bellezza e conformità dei tre interpreti, concorrono a porre in risalto “le trame speciali” di cui ancor oggi Biancaneve, tra verità e leggenda, è composta. E il nostro nano prima che i bambini se ne vadano dalla sala dice ancora a loro “vi guarderei tutti ad uno ad uno per vedervi crescere, per vedervi andare via da soli con gambe forti per camminare e saziati dai miei sguardi” perché in fine dei conti il teatro, quello bello, è come una mamma meravigliosa che ci insegna a crescere.

Mario Bianchi

photo © Tea Primiterra