Biancaneve, la vera storia
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Biancaneve, la vera storia
scene, luci, testo e regia Michelangelo Campanale
con Catia Caramia, Luigi Tagliente, Antonella Ruggiero/Gianna Grimaldi
costumi Maria Pascale
assistente alla regia Serena Tondo
assistente di produzione Sandra Novellino
tecnici di scena Walter Mirabile e Roberto Cupertino
vincitore premio Eolo 2018 come migliore spettacolo di teatro ragazzi dell’anno e premio Padova 2017 – Amici di Emanuele Luzzati (XXXVI Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi)
Le fiabe sono eterne e di tutti, ma nascono in luoghi precisi. Biancaneve, una delle fiabe più conosciute al mondo, nasce in Germania; le montagne innevate e le miniere profonde di quella terra ci allontanano dall’immaginario americano di Walt Disney, per ridarle la luce che le è propria.
Nel nostro spettacolo, l’ultimo dei sette nani diventa testimone dell’arrivo di una bambina coraggiosa, che preferisce la protezione del bosco sconosciuto allo sguardo, conosciuto ma cupo, di sua madre. Una madre che diventa matrigna, perché bruciata dall’invidia per la bellezza di una figlia che la vita chiama naturalmente a fiorire.
Nel bosco Biancaneve aspetta come le pietre preziose che, pazienti, restano nel fondo delle miniere, fino a quando un giorno saranno portate alla luce e potranno risplendere di luce propria ai raggi del sole.
Tutti i bambini conoscono già questa fiaba, il nostro spettacolo li vuole portare per mano “dietro le quinte” della storia, lì dove prendono forma e vita i personaggi, i loro sentimenti e le loro azioni, talvolta buoni e talvolta cattivi, quasi mai sempre buoni o sempre cattivi. Proprio come uno spettacolo: un po’ comico, un po’ emozionante; o come la vita che impariamo ad affrontare: un po’ dolce, un po’ irritante, un po’ divertente, un po’ inquietante, un po’.
Continua con questo spettacolo il progetto che il Crest condivide con l’immaginario di Michelangelo Campanale, per raccontare ai ragazzi storie che riescano ad emozionarli davvero, senza edulcoranti e senza bugie, ma solo con grande rispetto della loro capacità di comprendere ed elaborare pensieri e opinioni in autonomia, semplicemente sulla strada della crescita.
The last of the seven dwarves becomes the witness of a brave girl’s arrival; she prefers the protection of the woods, unknown to her, to the well-known yet disapproving presence of her mother. A mother/stepmother, burning with envy for the beauty of a daughter that is naturally blooming in life. Every child knows this tale, but this show aims at bringing them, hand in hand, “behind the scenes” of the story.
età consigliata: dai 5 anni | tecnica: teatro d’attore | durata: 55 minuti
spettacolo in tournée | date e località
Per il coraggio di aver ripreso il tema forte della “vera storia”, in modo emotivamente toccante, analizzando con complessità e ricchezza psicologica l’idea oggi quanto mai attuale della bellezza che non accetta rivali, che si insinua e lentamente corrode, dando sfogo all’invidia, a una competizione distruttiva, all’odio e al desiderio di annientamento.
Per la recitazione impeccabile e la forte presenza scenica dei tre protagonisti, per i costumi di grande impatto e suggestione, per le scenografie fatte di veli che nascondono, rivelano e imbastiscono, con incantevole effetto scenico, la verità, dando luogo ad una rappresentazione simbolica del significato dello spettacolo, giocato sulla dicotomia tra favola e realtà, ingenuità dell’infanzia e crudeltà del mondo adulto.
Per la scelta musicale giocata tra brani contemporanei e recupero filologico di musiche dell’epoca, che ricrea e fa rivivere, alla sensibilità dello spettatore moderno, le suggestioni della Germania dei Grimm, per l’impareggiabile regia, creativa, immaginifica, emozionante
motivazione della giuria tecnica del Premio Padova 2017 – Amici di Emanuele Luzzati | leggi tutto
Messa in scena dal maestro Michelangelo Campanale, “Biancaneve, la vera storia”, nel confronto con la perfida madre e Biancaneve, pone al centro il tema della vera bellezza che non risiede nell’aspetto esteriore, ma nella profondità dell’essere umano.
A Campanale riesce il miracolo di raccontare in tutta la sua prorompente verità, con un filo radioso di ironia, sempre latente, una storia ancora oggi esemplare, in una cornice, questa sì di assoluta bellezza, dove tutti gli aspetti tecnici – luci, musiche, scene, costumi, bellezza e conformità dei tre interpreti – concorrono a porre in risalto “le trame speciali” di cui ancor oggi Biancaneve, tra verità e leggenda, è intessuta.
numero luglio-settembre 2017 della rivista teatrale Hystrio | leggi tutto
Michelangelo Campanale ha regalato ai tarantini del Crest, compagnia che ha compiuto da poco i 40 anni di attività, il più bello spettacolo del Festival (Maggio all’Infanzia, ndr), “Biancaneve, la vera storia“. Una storia, quella di Biancaneve, che ci pare di conoscere a memoria, sia nei fatti sia anche iconograficamente. Ovviamente non è così, quella che conosciamo è quella proposta al cinema da Walt Disney e, così ci appare, fugacemente, all’inizio dello spettacolo. Ma non è così, la celebre fiaba, alle origini, era ben diversa. E ai bambini, che non sono cretini, bisogna riproporla come era in origine, senza omettere niente, anche gli aspetti più sgradevoli che però servono a far capire loro che la vita non è solo, come si suol dire, “rosa e fiori” […]
E il nostro nano prima che i bambini se ne vadano dalla sala dice ancora a loro “vi guarderei tutti ad uno ad uno per vedervi crescere, per vedervi andare via da soli con gambe forti per camminare e saziati dai miei sguardi” perché in fine dei conti il teatro, quello bello, è come una mamma meravigliosa che ci insegna a crescere.
Mario Bianchi_Eolo | leggi tutto
È mirabile l’uso della struttura drammaturgica, divisa in sette racconti (uno per nano), in grado di regalare al pubblico gli strumenti per dividere cognitivamente sequenze e durata del racconto. Il tema della dualità aspetto esteriore/aspetto interiore (come dire superficie e profondità) è trattato, insieme a un fine ragionamento sul potere, con garbo ed eleganza, anche qui facendo leva sulla sapiente creazione di uno spazio di “maraviglia”, semplice ma efficace, come in molte scene curate in passato da Campanale.
Sergio Lo Gatto_Planetarium | leggi tutto
Sette brevi racconti – uno per ogni nano – si avvicendano per sancire la crescita di una ragazza che, tra tentativi di vendetta materna e accudimento dei nuovi piccoli amici, diventa finalmente donna. Di Campanale avevamo già apprezzato il modo di creare scene e spazi, ma in questo spettacolo a convincere è anche la drammaturgia […] Ci sono ammiccamenti verso il pubblico e piccole edulcorazioni […] ma appare comunque un ottimo compromesso per far comprendere, già in tenera età, che il percorso di crescita individuale è un cammino lento e ricco di ostacoli, ben distante da quello che il cinema e la tv vogliono farci credere.
Nicola Delnero_Paper Street | leggi tutto
L’idea della fiaba come magistra vitae per questo sincera e senza veli dietro i quali nascondere ciò che non vogliamo vedere. Una bambina dimenticata dalla madre, troppo occupata a curarsi della propria bellezza. Una madre-matrigna che offrirà alla figlia la mela avvelenata, dopo aver già tentato di liberarsene più volte: la gelosia diventa più forte dell’amore materno. Un messaggio duro, ma “è la verità”, continua a dirci l’ultimo dei sette nani che è sempre in scena ad assicurarsi che tutto vada come deve andare, perché la vita, per quanto possa essere difficile da accettare, è fatta anche di dolore e di cattiveria.
Il teatro “immersivo” di Campanale prende per mano lo sguardo dello spettatore e corre insieme a lui attraverso la storia, un galoppare mozzafiato tra grandi apparati scenografici, luci forti e cangianti che raccontano gli umori dello spettacolo e all’improvviso una musica, quando tutto rallenta o si ferma, a sottolineare momenti culminanti o gesti simbolici, come il dono mortale della mela. Adulti e bambini condividono lo stupore che arriva da questo spaesamento, da questo tuffo che coglie impreparati, finché non si “prende” la temperatura dell’acqua e si nuota insieme.
Nella Califano_Planetarium | leggi tutto
A raccontare tutti i retroscena, Cucciolo, il più piccolo dei nani, figura al confine tra palco e platea, un po’ nano, un po’ autore, un po’ protagonista, un po’ narratore. A questo personaggio mitologico e sopra le righe che ricorda tanto il fool shakesperiano, le scelte drammaturgiche di Crest affidano qualche digressione fintamente buttata lì per errore che racconta altre storie. Perché è sbagliando che si dice la verità. In questo allontanamento dal centro del racconto si intravedono temi importanti come la guerra, lo sfruttamento minorile, la condizione dei genitori, quelli che lo sono e quelli che imparano ad esserlo e il rapporto con i figli, laddove ci sono mamme che accendono le luci e mamme che le spengono […]
L’incontro del lavoro attoriale e drammaturgico del Crest sul testo originale della fiaba con la regia immaginifica di Michelangelo Campanale, fatta di costumi imponenti, scenografie trasformiste, effetti speciali luminosi e una colonna sonora di altissimo livello che mette assieme senza stonature Mia Martini, I Radiodervish e gli Ashram, porta sulla scena uno spettacolo che è una vera favola con un lieto fine fatto di applausi scroscianti di un pubblico entusiasta.
Lidia Bucci_News 24.City | leggi tutto
“Sei bellissima Biancaneve” è l’unica cosa che viene in mente uscendo dal teatro […] Lo spettacolo è bello nel testo, nella recitazione ma soprattutto in una scenografia semplicissima che si trasforma in modo geniale creando dei “quadri” appunto, di grande bellezza […] L’enorme tavolo al centro del palco ruota su se stesso divenendo una passerella, i lettini dei nani, di nuovo tavolo sul quale fare colazione e di nuovo passerella, con le prime note della canzone di Loredana che amalgamano il tutto. Specchi rotondi incorniciano la ribalta mentre Biancaneve percorre la passerella e finalmente per un finale da brividi la voce della Bertè grida il suo “Sei bellissima”.
Massimiliano Miniati_Ok!Mugello | leggi tutto
Lo spettacolo del Crest va oltre il teatro. Dà ai ragazzi uno sguardo importante dove poter cominciare a crescere. Così i riferimenti allo sfruttamento sul lavoro, alle guerre dove muoiono i bambini, l’insegnamento che la scoperta che il male può avere anche le sembianze del bene a volte, e viceversa, e che si è infelici fino a quando non conosciamo lo sguardo del vero amore, come confessa il narratore, alla fine, nei panni di uno dei nani, orfano: “Quando ho incontrato Biancaneve, ho capito che non sarei più stato solo” fanno di questo spettacolo un incoraggiamento all’amore e alla speranza, nonostante i tragici vissuti personali e famigliari. Questa storia è per i bambini e i ragazzi coraggiosi. Quelli che non credono alle favole bugiarde e quelli che nonostante tutto non hanno smesso di credere alle favole. Noi siamo bambini fortunati.
Lorena Martufi per Primavera dei teatri 2019 | leggi tutto
Questa Biancaneve […] viene offerta ai bambini inscenando una verità non rassicurante. Nonostante le atmosfere decisamente noir, i sette brevi racconti (uno per ogni nano dalla voce straordinaria di Luigi Tagliente) segnano la struttura drammaturgia accompagnando i bambini alla scoperta di un mondo fatto di spazi suggestivi, di colori, di danze e di riti domestici. Michelangelo Campanale cura ogni aspetto dell’allestimento, mescolando alla sapienza drammaturgica il veleno pericolosissimo del gioco con i bambini. Le soluzioni sceniche non appaiono mai scontate e si esce dal teatro (il Sybaris di Castrovillari) con la netta sensazione di aver aiutato lo specchio a scoprire nuove cose dentro di noi e dentro i nostri bambini.
Francesco Gallo_permarecontromano.it | leggi tutto