CINEMA PARADISO (step II)
venerdì 25, ore 11:30
Auditorium TaTÀ, quartiere Tamburi
Tra il dire e il fare/La luna nel letto
CINEMA PARADISO (step II)
regia luci e scene Michelangelo Campanale
con Giuseppe Di Puppo, Annarita De Michele, Erica Di Carlo, Paolo Gubello, Daniele Lasorsa, Leonard Lesage, Salvatore Marci, Maria Pascale, Palmiriana Sibilia, Luigi Tagliente
assistente alla regia Antonella Ruggiero
supervisione coreografica Aline Nari
cura del testo Katia Scarimbolo
tecnico luci Tea Primiterra
costumi Maria Pascale
video omaggio agli addii Mario Bianchi
video Ines Cattabriga, Michelangelo Campanale
in collaborazione con la Scuola di Danza Artinscena
si ringraziano Annalisa Bellini, Mimmo Daoli, Maria De Astis, la famiglia Di Puppo, Riccardo Lanzarone
durata 60 min
C’era una volta in America, c’era una volta il West, c’era una volta la nascita di una nazione, di un nuovo cinema paradiso. Io mi ricordo, ero un piccolo grande uomo, ero alto più o meno così. C’avevo una testa e-norme, sembravo una palombella rossa. Aspettavo sempre che il campanello facesse King Kong perché aspettavo l’arrivo del dottor Zivago, perché si sa il postino suona sempre due volte. E dicevo, c’ho il sesto senso contro i soliti sospetti. Una fuga da scuola… una fuga per la vittoria, perché io a scuola non andavo benissimo, non avevo tutti otto e mezzo. Ero come Pinocchio. E mi ricordo che sognavo, sognavo, sognavo affacciato alla mia finestra sul cortile su una metropolis e sognavo via via via con la fantasia, verso orizzonti di gloria, via via col vento.
Il piccolo Totò vive nel cinema, nutrendo il suo immaginario di visioni e citazioni, imparate a memoria in maniera quasi ossessiva, sospeso in un INTERVALLO di tempo reale, tra la perdita e la scoperta, l’addio. Totò fa ripartire la pellicola della sua vita, di una personale educazione sentimentale in cui spetta alle immagini dei film tesserne la trama. L’abbandono, la solitudine, l’accettazione di sè e della propria condizione, nel gioco di una danza che rende adulti senza mai perdere la tenerezza, si intrecciano alle vicende dei protagonisti di tante bellissime pellicole. E solo così per Totò la vita potrà essere compresa, accettata e trasformata, perché si eleva a quella dimensione universale dell’esistenza che il cinema, e l’arte in genere, ha il potere di restituirci.
“Once upon a time in America”, “once upon a time in the West”, once upon a time “the birth of a nation”, of a new “cinema Paradiso”. I remember I was “a little big man”, I was this tall. I had a huge head, I looked like a little “red pigeon”. I used to wait for the doorbell to ring “King Kong” while I waited for “Dr Živago” to arrive: because, you know, “the postman always rings twice”. And I said I had “the sixth sense” for “the usual suspects”. On the run from school, “on the run for Victory”, as I was not so good at school, I rarely got grades like “8½”. I was more like “Pinocchio”. And I remember I used to dream, dream, dream brought to the “rear window” above a “metropolis”, dreaming away away away with fantasy, toward “paths of glory”, gone with the wind.
The young Totò lives for cinema, nourishing his own imaginary with visions and quotes, which he almost obsessively learns by heart, hanging into a real time INTERVAL, between the loss, the discovery and the farewell. Totò starts up again the film of his life, of his personal sentimental education, where who weaves the plot are the pictures of films. Abandon, solitude, self-acceptance and faculty of reception of the opposite sex, weave together with the main characters’ sequences found in many beautiful movies, in a dancing game which allows one to be adult keeping some tenderness. And in Totò’s mind that is the only way life can be understood, accepted and transformed, because it sublimates to a universal dimension of existence that cinema, that art in wider terms, has the power to bring us back.
info e prenotazioni 099.4725780 – 366.3473430