LA VOLONTÀ


 stArt up teatro 2015
 

sabato 26 settembre, ore 18:30
Auditorium TaTÀ, quartiere Tamburi

 
Campo Teatrale/César Brie

LA VOLONTÀ
frammenti per Simone Weil

drammaturgia e regia César Brie
con César Brie e Catia Caramia
scene e costumi Giancarlo Gentilucci
musiche originali Pablo Brie
luci Daniela Vespa
assistenti alla regia Andrea Bettaglio, Catia Caramia, Vera Dalla Pasqua
consulenza tecnica e macchinistica Sergio Taddei, Stefano Ronconi, Nevio Semprini, Matteo Fiorini, Gianluca Bolla
ringraziamenti: Giampiero Piscaglia, Giada Fornaciari, Tamara Balducci, Gloria Betelli, Tiziana Irti
durata 70 min

spettacolo vincitore del bando “I Teatri del Sacro” edizione 2014/2015

Una donna appoggiata contro un muro. Su quel muro, un uomo disegna un letto. La donna, in piedi e allo stesso tempo coricata nel suo letto, parla con Dio. L’uomo la regge, la accudisce, dialoga con lei, ci racconta di lei. L’unica traccia di quest’uomo sono le sue iniziali incise sotto le parole in italiano scritte sulla lapide di Simone Weil al cimitero di Ashford, nel Kent. C.M.
L’abbiamo chiamato Carlo Manfredi, gli abbiamo dato un ruolo, quello di infermiere, e il compito di accudire Simone Weil nella sua agonia. Il muro non è più un letto. Su quel muro Simone e il suo infermiere disegnano l’universo. Le stelle, che Simone studiava, appaiono mentre vengono brutalmente cancellate le sagome dei fucilati nelle purghe staliniste, che Simone fu tra i primi a denunciare. Il muro è il luogo dove si mostra l’esercizio della forza, che Simone descrisse nel saggio sull’Iliade. E il letto, non più disegnato, galleggia attraversato da Simone e dalle sue ossessioni: il lavoro, la violenza, lo spirito, la febbre e gli stenti che la porteranno a morire a 33 anni – l’età di Cristo – sola. Accompagnata da questo testimone che abbiamo inventato.
Il pensiero di Simone Weil, quasi sconosciuto alla sua morte, oggi ci interroga con una forza sconvolgente. Si occupò degli uomini, dei pensieri e delle azioni degli uomini. Fu operaia, sindacalista, insegnante, scrittrice, storica, poetessa, drammaturga, combattente, filosofa, contadina. Morì di stenti, in esilio. Si occupava degli uomini e dimenticava se stessa.

César Brie

A woman leaning against a wall. On the wall, a man draws a bed. The woman, standing and at the same time lying in bed, talking to God. The man holds, looks after her, talks to her, tells her. The only trace of this man are his initials engraved in the words written in Italian on the tombstone of Simone Weil to the cemetery of Ashford, in Kent. C. M.
We called Carlo Manfredi, we gave him a role, that of nurses, and that take care of Simone Weil in his agony. The wall is no longer a bed. On that wall Simone and his nurse draw the universe. The stars, which Simone studied, appear as they are brutally cleared the silhouettes of those executed in Stalinist purges, that Simon was among the first to denounce. The wall is the place where it shows the use of force, which Simone described in the essay Iliad. And the bed, no longer drawn floats crossed by Simone and its obsessions: the work, the violence, the spirit, the fever and the hardships that will die in 33 years – the age of Christ – alone. Accompanied by this witness that we invented.
The thought of Simone Weil, known by few at the time of her death, today questions us with a shocking power. She took charge of the men, of the thoughts and actions of men. She was working, union, teacher, writer, historical, poet, playwright, fighter, philosopher, farmer. She died of starvation, in exile. She took care of the men and forgot herself.

César Brie

 


La volontà – photogallery © Paolo Porto

 

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  biglietto 5 euro

info e prenotazioni 099.4725780 – 366.3473430