Marco Baliani, Ogni volta che si racconta una storia
«Il racconto orale si fonda sul corpo, è la sua unità di misura». Per “Heroes”, progetto artistico triennale 2017/19 di Crest e “Tra il dire e il fare” in ATS, mercoledì 18 ottobre, alle ore 20 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, reading di Marco Baliani, letture tratte dal suo ultimo libro “Ogni volta che si racconta una storia” (Laterza, 2017). Ingresso libero. Info: 099.4707948.
«Ogni volta che si racconta una storia, la memoria delle cose narrate si allaccia a sostanze invisibili che abitano in posti molto lontani nel tempo. Ogni volta che si racconta una storia, rivive un’antica esperienza e trova spazio dentro di noi. Torniamo nelle grotte delle origini, quando qualcuno cominciò a danzare una storia davanti al fuoco, dando così all’effimero esistere della specie umana il senso della durata in grado di sfidare il tempo del puro vivere animale. Col tempo ho capito che le storie sono proprio come la vita, non è mai come t’aspetti che sia. Anche le storie prendono scorciatoie imprevedibili, sfuggono, si slabbrano, proprio come la voce che le dice e che subito si perde nell’aria».
Marco Baliani ci parla della capacità antropologicamente inscritta nel nostro dna di raccontare e ascoltare storie traendone piacere e nutrimento, mettendo in moto un corpo che si fa voce, rendendo visibile l’invisibile fino a esplorare quello speciale allenamento artistico che permette a un racconto di convocare un pubblico di ascoltatori. Baliani ha imparato l’arte della narrazione strada facendo, praticandola a viva voce in ambiti e situazioni molto diversi tra loro.
«Chi narra, se narra davvero e non interpreta un testo a memoria, vive la storia narrata, anche una breve storia, anche un lampo di racconto, come fosse una scoperta, e ogni volta che tornerà a narrarla, che è così che ci costruiamo i nostri mitologemi, narrando più volte la stessa storia, ogni volta scoprirà che la storia chiede di essere cambiata, adattata al momento, rivissuta. Così la storia si ispessisce, si divarica, cresce in alcune parti e in altre muore, si fa portatrice di scoperte e non di acquisizioni. Questo processo di trasmutazione accade sempre, del tutto inconsapevolmente, ad ogni raccontatore, al viaggiatore che sente il bisogno di raccontare al vicino di viaggio, a un lavoratore sul luogo di lavoro, al vecchio che trasmette al giovane».
Marco Baliani
Attore, autore e regista. Con lo spettacolo “Kohlhaas” del 1989 dà vita al teatro di narrazione. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali creando spettacoli-evento per molti attori, come “Come gocce di una fiumana” (premio IDI per la regia) e “Antigone delle città”, spettacolo di impegno civile sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980, o ancora dirigendo progetti come “I Porti del Mediterraneo” con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea. Per il cinema è stato diretto da registi quali Francesca Archibugi, Roberto Andò, Saverio Costanzo, Cristina Comencini e Mario Martone. Come scrittore ha pubblicato romanzi, racconti e saggi. Tra i lavori più recenti, la regia e la scrittura del testo per lo spettacolo “Decamerone. Vizi virtù passioni” e “Giocando con Orlando” (anche interprete) con Stefano Accorsi. Come attore e autore, insieme a Maria Maglietta, ha realizzato “Identità” e “Trincea” (premio Enriquez 2016 come miglior attore). Negli ultimi anni ha firmato come autore librettista e regista le opere liriche contemporanee “Il sogno di una cosa” e “Corpi eretici”, su musiche di Mauro Montalbetti. Lo scorso maggio ha curato regia e adattamento di “Sette contro Tebe” per il Teatro Greco di Siracusa.
photo © Marco Parollo