Periferie e non solo 2016
rassegne > Periferie non solo
la stagione 2016 all’Auditorium TaTÀ
rassegna di teatro e cinema
mercoledì 2 marzo 2016_ore 21
Teatro Biondo Stabile di Palermo
FA’AFAFINE. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro
testo e regia Giuliano Scarpinato| con Michele Degirolamo | in video Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori | visual media Daniele Salaris – Videostille | progetto scenico Caterina Guia | assistente scene e costumi Giovanna Stinga | luci Giovanna Bellini | illustrazioni Francesco Gallo – Videostille | direttore dell’allestimento scenico Antonino Ficarra | datore luci Emanuele Noto | vincitore Premio Scenario Infanzia 2014 | durata 50 minuti
Lo spettacolo racconta la storia di un adolescente alla scoperta di sé e della propria identità. Nella lingua di Samoa, “fa’afafine” definisce coloro che sin da bambini non si identificano in un sesso o nell’altro: un vero e proprio terzo sesso, cui la società non impone una scelta e che gode di considerazione e rispetto. Un tema arduo, individuato con coraggio e accuratezza di indagine e portato in scena da attori dotati di ironia e leggerezza. Un’occasione importante per stimolare una discussione sulla differenza di genere in ambito educativo e formativo, al di là dei luoghi comuni e degli equivoci innescati da una certa disinformazione.
Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un “fa’afafine”, un “gender creative child” o, semplicemente, un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina. La sua stanza è un mondo senza confini che la geografia possa definire: ci sono il mare e le montagne, il sole e la luna, i pesci e gli uccelli, tutto insieme. Il suo letto è una zattera o un aereo, un castello o una navicella spaziale. Ma oggi è diverso: è innamorato per la prima volta e sente che tutto questo non basta più. Oggi vorrebbe essere tutto insieme, come l’unicorno, l’ornitorinco o i dinosauri, che contengono diverse nature. Fuori dalla stanza di Alex ci sono Susan e Rob, i suoi genitori. Lui non vuole farli entrare. Ha paura che non capiscano, e, probabilmente, è vero, o almeno lo è stato, fino a questo momento. Nessuno ha spiegato a Susan e Rob come si fa con un bambino così speciale. Hanno pensato che fosse un problema…
Giuliano Scarpinato
Nasce a Palermo nel 1983. Inizia a studiare recitazione a 15 anni. Nel 2006 si laurea in lettere moderne con una tesi sul teatro di Pier Paolo Pasolini. Nel 2009 si diploma come attore alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Frequenta seminari con Antonio Latella, Valerio Binasco, Arturo Cirillo, Alfonso Santagata, Mimmo Cuticchio, Susan Batson. In teatro lavora, tra gli altri, con Carlo Cecchi, John Turturro, Giancarlo Sepe, Emma Dante, Marco Baliani, Daniele Salvo, Carmelo Rifici, Cristina Pezzoli. Nel 2011 riceve la segnalazione speciale della giuria al “Premio Hystrio alla vocazione”. Da qualche anno affianca al percorso di attore quello di regista, prediligendo il teatro per l’infanzia. Con “La fortuna di Philèas” è finalista nel 2012 al premio “Scenario Infanzia”. Incontra Michele Degirolamo e Gioia Salvatori nel 2013 in occasione di un workshop, dove scoprono di condividere passioni e desideri teatrali. “Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” è il loro primo progetto insieme. La compagnia ha sede a Roma
.
lunedì 14 marzo 2016_ore 21
UN POSTO SICURO
un film di Francesco Ghiaccio (2015, drammatico, Italia) | con Marco D’Amore, Giorgio Colangeli, Matilde Gioli | sceneggiatura Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore | montaggio Chiara Griziotti | produzione Indiana Production, La piccola società, Rai Cinema, in collaborazione con Sky | distribuzione Parthénos | durata 102 minuti
dopo la proiezione incontro con il regista Francesco Ghiaccio e l’attore Marco D’Amore
Casale Monferrato, 2011. Eduardo e Luca sono padre e figlio, ma si sono persi da tempo. Una telefonata improvvisa li rimetterà drammaticamente l’uno davanti all’altro, e questa volta, entrambi lo sanno, non avranno una seconda occasione. Intorno a loro si agita l’intera città, in cerca di riscatto alla vigilia della prima grande sentenza del processo alla fabbrica di amianto “Eternit”.
Il bisogno di dar voce a chi non l’ha mai avuta e l’amore per una ragazza daranno a Luca la forza per rinascere, lottare, raccontare una storia fatta di dolori e gioie quotidiane, di ricordi che tornano per farti del male o salvarti per sempre.
Appena impari a riconoscere l’amianto ti accorgi che è ovunque, in provincia come nelle grandi città. Era considerato un materiale eccezionale, isolante e indistruttibile, per questo l’hanno chiamato “Eternit”. Invece non è affatto eterno, si sfibra e rilascia nell’aria dei filamenti che respiriamo. A Casale Monferrato lo sanno bene: tutto era cominciato agli inizi del ‘900 quando la fabbrica aveva aperto i battenti e il sogno di un posto sicuro, ben pagato, aveva travolto tutti. Verso gli inizi degli anni ’70 però tutte quelle morti tra gli operai iniziarono a non sembrare più naturali, poi il disastro iniziò a colpire le mogli degli operai, che lavavano a mano le tute da lavoro sporche d’amianto, e infine i cittadini vittime della polvere liberata dallo stabilimento così a ridosso del centro città. In tutto quasi duemila morti, uno sterminio in una città così piccola: e non è ancora finita, il picco di vittime è drammaticamente previsto per il 2020.
Il percorso di ricerca e scrittura è stato lungo, condiviso con Marco D’Amore che è anche il protagonista del film. I cittadini di Casale hanno accolto me e Marco per primi e poi tutta la troupe con straordinario affetto, affidandoci l’incarico di raccontare un disastro sconosciuto ai più.
Sembra impossibile ma l’amianto è ancora prodotto nei due terzi dei Paesi del mondo. È una vicenda non ancora conclusa, non lo sarà fino a che non verranno bonifica e giustizia. Presto o tardi, ovunque, qualcuno guarderà a quanto è accaduto a Casale Monferrato e ne trarrà esempio.
Sono nato a Torino ma cresciuto ad una manciata di chilometri da Casale, dove tutt’ora risiedo: l’esigenza di raccontare la storia di un ragazzo che deve fare i conti con la malattia del padre e dunque scopre le dimensioni del disastro, è nata da sé. È una storia che parla di rinascita, di vite che si rimettono in moto e danno un senso al proprio esistere, sullo sfondo di una città che cerca giustizia.
Francesco Ghiaccio
Francesco Ghiaccio
Si è diplomato in drammaturgia nel 2005 alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. I suoi testi per il teatro e per il cinema sono stati rappresentati nei più importanti festival e teatri nazionali. Ha collaborato con il Crest come coautore (insieme a Gaetano Colella) dello spettacolo “Cenepentola” (2009) e come autore de “L’agnello” (2011). Nel 2011 ha scritto la sceneggiatura del film “Cavalli”, diretto da Michele Rho e presentato alla 68ma Mostra del Cinema di Venezia. “Un posto sicuro” segna il suo esordio alla regia cinematografica. Ha fondato con Marco D’Amore “La piccola società”, punto fermo per la produzione cinematografica e teatrale.
Marco D’Amore
Debutta in teatro appena diciottenne con “Le avventure di Pinocchio”, per la regia di Andrea Renzi, dove lavora al fianco di Toni Servillo. La prima collaborazione tra i due attori prosegue sulle scene con “La trilogia della villeggiatura” di Goldoni, diretto dallo stesso Servillo, e approda al cinema con il film “Una vita tranquilla”, diretto da Claudio Cupellini. Diplomato in recitazione alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, raggiunge la notorietà interpretando Cecio in “Benvenuti a tavola” e Ciro Di Marzio in “Gomorra – La serie”. Ha recitato nei film “Love is all you need” del premio Oscar Susanne Bier e in “Perez”, al fianco di Luca Zingaretti. Nel 2015 è protagonista di “Un posto sicuro”, di cui ha scritto soggetto e sceneggiatura insieme a Francesco Ghiaccio.
******
Periferie e non solo 2016
biglietto unico 5 euro
seguici su
Crest News | redazione web