Braccianti | LA MEMORIA CHE RESTA
venerdì 11 aprile 2014_ore 21
fuori abbonamento | ingresso 10 euro
Armamaxa teatro
Braccianti. La memoria che resta
di e con Enrico Messina e Micaela Sapienza
disegno Luci Francesco Collinelli
progetto e coordinamento Enrico Messina, Giovanni Rinaldi, Federico Toni
liberamente ispirato a La memoria che resta. Vita quotidiana, mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia di Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero [I ed. 1981, n.e. Ed. Aramirè, Lecce 2004]
durata: 60 minuti
Braccianti viaggia nel passato, nella fatica di quando si lavorava “da sole a sole”… fino a squarci odierni, a quei nuovi braccianti “a colori”, venuti dalla miseria di altre parti del mondo.
Nello spazio vuoto del palcoscenico poche sedie e, sul fondo, un grande velo bianco dove sono proiettate immagini che prendono vita dai gesti degli interpreti: volti, mani, stalle, strade, campi, vigne, povere stanze dove il ritratto di Giuseppe Di Vittorio, l’uomo che fece della lotta contadina il proprio credo, affianca una grande icona di Cristo. E la terra, quella terra che inghiotte e prosciuga le forze, torna nelle voci, nei racconti, nelle parole dei testimoni di allora.
Un paesaggio umano dal quale emergono gli attori, che da narratori si trasformano in dettagli, in elementi che evocano l’emozione di un mondo, ad aprire la porta della riflessione su quello che siamo, sul passato che ci portiamo denso o negato dentro.
“Era la stagione delle lotte contadine, dell’occupazione delle terre, della Riforma Agraria. L’entusiasmo e il dolore dello scontro. E subito dopo il sapore amaro di una sconfitta inattesa, perché la riforma era stentata, parziale, stravolta. E la terra ottenuta, tre ettari di pietraie quasi sempre, non bastava; e bisognava partire, andare via. I cortei di contadini a cavallo, fanfare in testa e bandiere in mano, lasciavano un po’ alla volta il posto alle lunghe file di emigranti nelle stazioni. I treni per le fabbriche: Torino, Milano, la Svizzera, la Germania… il paradiso”.
Il teatro, così effimero, si fa carico, di costruire memoria: lo sfruttamento passato che, in altre forme, si ripropone oggi; echi della storia tra paure e ribellioni, durezze, sogni e solidarietà.
Armamaxa teatro
Armamaxa è parola di origine greca che vuol dire “carro”. L’Associazione trasporta i progetti teatrali dei suoi componenti che si riconoscono in un teatro necessario e umano fatto di passione, tempo e ricerca. Dal 1998 la Compagnia ha fondato la propria poetica sulla ricerca del legame tra oralità, movimento, ricerca sociologica, costruendo un percorso culturale e artistico fortemente legato al presente, in cui etica ed estetica non sono separate e la cui motivazione originaria è da ricercare proprio nel dialogo tra arte e società. Così sono nati progetti e spettacoli come Braccianti, Mammaliturchi, Orlando, Orecchiette, Principesse, Robin Hood e Racconto d’Oltremare (per il pubblico dei ragazzi), Millenovecentottantuno, La Diritta Via (scritto con l’ex magistrato Giuliano Turone), e in ultimo Croce e Fisarmonica. Questo percorso ha portato Armamaxa teatro nel 2008 a trovare casa a Ceglie Messapica e ad ampliare i propri orizzonti, avendo l’occasione di misurarsi con la gestione di un bene pubblico d’importanza fondamentale per la società civile: il Teatro comunale.
Braccianti – photo © AA.VV.