Signorine

sabato 2 febbraio 2013_ore 21

Compagnia Virgilio Sieni
Signorine
ideazione regia e coreografia Virgilio Sieni
interpretazione Ramona Caia e Simona Bertozzi
costumi Giulia Pecorari
musiche Francesco Giomi
luci Virgilio Sieni

durata: 60 minuti

“… leccatina ai baffi e stop. No. Ancora un secondo. Uno soltanto. Il tempo di aspirare questo vuoto. Assaporare la felicità”.
[Samuel Beckett]

Le Signorine, Ramona e Simona, così si chiamano le artiste, sembrano misurare il tempo e agiscono con rallentata acutezza secondo brevi azioni.  E’ loro intento stabilire un codice quotidiano di spostamenti e sentimenti, per dar vita a un trattatello di cesure -almeno cento- che dia senso al lento trascorrere e trascolorare del gesto nella vita. Questi puri elementi metrici si raggruppano costantemente attorno alla figura formandola, letteralmente. Si potrebbe dire che le Signorine prendono forza dalla debolezza del loro fare e solo la dinamica latente lega le centinaia di figure che appaiono dai loro corpi. Sono figure che alludono a corpi deposti in preghiera, in ascolto, assorbiti dal proprio sguardo.
Sbagliare, sbagliare meglio, sbagliare ancora.
La stanza è stata chiusa; le Signorine sono dentro da molto tempo. Hanno deciso di stare all’interno e di farsi assorbire dalla bruna atmosfera del salottino in comune. La scena si apre su un accadimento, come fosse già storicizzato: così, in ogni quadro, c’è sempre molto passato che macchia il presente con uno strato di polvere grigia. Il carattere del luogo è dato dallo sprofondamento nel nero circostante.
Queste sfumature regolano il ritmo del vivere delle due Signorine.
Così, la loro giornata è un lasciarsi andare alla durata. Si rappresentano e sono loro stesse maschere l’una dell’altra, sempre predisposte a perdersi; scrivono un testo muto di insperata vicinanza, si raccontano, chiuse nella stanza, sopraffatte dalle loro azioni-giochi. Solo il corpo silenzioso, disposto al monologo fisico, ci rimanda ad un’infinità di figure che scopriamo essere un vocabolario di sopravvivenza. Come se tutto si raggrumasse in un respiro, queste figure lasciano orme nel vuoto e le donne rimangono sgomente di fronte a ciò che hanno perduto, al gesto andato. Allora si dedicano, follemente e con passione, alla dinamica e alla trasmissione di un gesto nell’altro, come atto politico e di democrazia. Con leggerezza.
Lo spettacolo si ispira all’opera di Samuel Beckett e in particolar modo ai testi Mal visto mal detto (1981) e Respiro (1968) ed al cortometraggio Film (1963).


Signorine