Indolore

sab 8 marzo 2014_ore 10.30

Campo Teatrale (Milano)

Indolore

testo e regia César Brie
con Gabriele Ciavarra e Adalgisa Vavassori
musica Pietro Traldi
scenografia e luci César Brie e Giancarlo Gentilucci

durata: 50 minuti

Due sposi entrano a casa dopo le nozze come nelle fiabe. La sposa attraversa la porta tra le braccia del marito. Tutti gli oggetti sono incartati. Scartano tutto chiedendosi come sarà la loro vita insieme.
La casa che costruiscono è un ring di pugilato. Uno spazio chiuso in cui si alternano i combattimenti e le tregue di un amore che il tempo, l’abitudine, le frustrazioni e l’incapacità di comunicare faranno diventare un luogo di violenza. La violenza domestica attraversa tutte le classi sociali, è un fenomeno così diffuso quanto poco denunciato e per il quale le vittime (quasi sempre le donne e i bambini) soffrono di uno stato di impotenza estrema.
Non c’è una ragione che spieghi la violenza domestica. A quanto sembra l’intimità sessuale fa attraversare una soglia. Al di là di quella soglia il partner è vissuto come proprietà, come oggetto su cui scaricare le proprie frustrazioni. Spesso è un amore malato e frustrato, un’oscena richiesta di aiuto che si cela dietro la violenza. La donna e i figli sono vittime dell’uomo che a sua volta è vittima di sè stesso. In molti matrimoni, uomini di 80 o più chili picchiano donne di 50 o bambini di dieci o venti chili. Non esiste difesa possibile. Il ring e i regolamenti del pugilato ci permettono due metafore: non è lecito colpirsi se il peso di uno supera di sei chili il peso dell’altro, e il quadrilatero è un luogo chiuso dal quale non si esce se non sconfitti o feriti, o morti.
Nello spettacolo la violenza non è mai esplicita. Abbiamo costruito immagini e allegorie dei modi in cui la violenza si esercita tra le pareti domestiche. Il testo ha due funzioni: da le informazioni necessarie e completa le azioni senza descriverle, trasportandole verso l’immagine e la metafora. Il nostro non è un testo di denuncia. E’ un poema amaro su quanto accade troppo spesso dentro le mura domestiche.

César Brie
Un teatrante di frontiera. Nella sua storia ci sono le distese sconfinate della Patagonia dove passa l’infanzia; il tumulto della Buenos Aires dove nasce nel 1956 e dove studia; i centri sociali di Milano, dove arriva da esiliato negli anni ’70 mentre il suo Paese è in mano alla dittatura militare; l’esperienza in Danimarca, dove si trasferisce per lavorare con l’Odin Teatret di Eugenio Barba; le altitudini boliviane di Yotala, dove ha fondato il Teatro de Los Andes e dove vive, in un’azienda agricola trasformata in comunità artistica, dal 1991 al 2010, sino a quando è costretto ad un esilio forzato a causa delle minacce di morte ricevute dopo aver diffuso il suo documentario Tahuamanu nel quale svela cosa è realmente accaduto l’11 settembre 2008 in Bolivia, data in cui i campesiños, che difendevano il diritto alla terra, sono stati massacrati e uccisi da squadristi legati all’opposizione fascista. Attualmente vive e lavora in Italia.