Sposa sirena
mer 5 febbraio 2014_ore 10.30
Sposa sirena
drammaturgia Katia Scarimbolo
scenografia, luci e regia Michelangelo Campanale
con Valentina Franchino, Salvatore Marci, Lucia Zotti
costumi Maria Pascale
assistente alla regia Catia Caramia
consulente alla drammaturgia Giovanni Guarino
assistente di produzione Sandra Novellino
tecnici di scena Walter Mirabile e Carlo Quartararo
foto di scena Lorenzo Palazzo
in convenzione con Regione Puglia
spettacolo vincitore Premio “L’uccellino azzurro” (Molfetta, 2013)
durata: 55 minuti
La bella sposa di un marinaio spesso assente si lascia sedurre da un giovin signore che poi l’abbandona; il marito al ritorno pensa che la donna meriti la morte, sicché la getta in mare, dove le Sirene, affascinate dalla sua bellezza, la conducono nel loro palazzo, la chiamano Schiuma e le insegnano a cantare ed incantare i marinai di passaggio che si buttano in mare a capofitto. Però Schiuma non riesce a scordare il marito, il quale una notte, compiendo l’usuale gesto dei marinai, si lancia tra le onde; le Sirene lo vogliono trasformare in corallo, ma Schiuma, innamorata ancora, ottiene una dilazione della sorte crudele e con uno stratagemma lo salva facendolo tornare solo a terra. L’uomo, pentito, non potendo vivere senza di lei, affronta la classica prova magica di coraggio pur di riavere la sposa: ruba un fiore-talismano custodito dalle sirene. L’impresa riesce e la sirena torna donna e sposa che… aspetta il suo uomo forse perito o forse ancora marinaio giramondo. Perché le storie si ripetono e le fiabe ripetono le storie a beneficio di grandi e bambini affinché… gli errori non si continuino a ripetere.
Una fiaba complessa, di incerta derivazione: popolare o letterario/mitologica, in cui il tema dell’amore si lascia contaminare dalla materia leggera delle sirene, materia dei sogni, acquistando quella leggerezza tipica che solo le fiabe sanno donare anche ai temi dolorosi. La fiaba di una città complessa, cui vorremmo donare un po’ di quella leggerezza, per affrontare i dolorosi temi dell’oggi con il pensiero leggero del sogno che, nell’immaginare mondi diversi, suggerisce nuova fiducia e nuovo vigore ai piccoli uomini ed alle piccole donne sempre alle prese con mostri e nemici.
Tessuta dal tempo con la sapienza del racconto popolare e della mitologia greca, la fiaba ci parla di Filomena, una donna che un giorno il mare accolse e salvò dalla furia del marito tradito, trasformandola in sirena. Ancora oggi quella figura di sirena vibra, custodisce nelle maglie della sua vita il segreto di quella bella città che fu Taranto, e si fa specchio nel quale riflettersi e riflettere la realtà di oggi. Senza sforzo, i bastioni dell’antico castello, su cui si può sentire la voce di Filomena che aspetta suo marito di ritorno dal mare, si trasformano: dalle torri degli altiforni dell’Ilva il vento porta un lamento, una preghiera che quella città ogni notte recita, perché dal mare ancora una volta venga l’aiuto per ritrovare se stessa. [Michelangelo Campanale]