Vangelo secondo Matteo

Ciò che è scritto, ciò che si vede e il gesto. Presentata al Teatro alle Tese di Venezia a luglio per La Biennale Danza 2014, la creazione “Vangelo secondo Matteo” di Virgilio Sieni andrà in scena, venerdì 14 novembre 2014, nel Palazzo Lanfranchi di Matera (tre repliche, ore 19, ore 19.45 e ore 20.30, massimo 100 spettatori alla volta). Il Crest partecipa alla produzione di questa narrazione del racconto evangelico, che, nella sua compiutezza performativa, vede impegnati duecento interpreti in ventisette quadri coreografici su musiche eseguite dal vivo dalla Corale Giuseppe Savani, (viola) e Daniele Roccato (contrabbasso). Ma nel capoluogo lucano verranno proposti solo cinque quadri dal “Vangelo secondo Matteo”: “Cena di Betania”, “Flagellazione”, “Sepoltura”, “Beatitudini”, “Fuga in Egitto”.  Ingresso libero con prenotazione obbligatoria: mail info@centroiac.com – mob 338.5017064.
A Venezia sono arrivati da tutta Italia. Di tutte le età, dai giovanissimi agli anziani. Danzatori di professione e non professionisti, donne e uomini, mariti e mogli, genitori e figli, persone comuni che hanno accettato l’avventura di confrontarsi con la “fede” nel gesto. Ecco merlettaie veneziane come nuovi Magi; donne pugliesi che raccontano “Le beatitudini” attraverso i gesti dell’antica tradizione della filatura dei pomodori; abitanti di Matera che rievocano la “Cena di Betania”; interpreti del Trentino che ripropongono “L’ultima cena”; il Coro di Carpi che canta la “Crocifissione”; un danzatore non vedente coinvolto in una “Deposizione al buio”. E sei donne di Taranto – Vanessa Caponio, Filomena Ferrari, Anna Novellino, Sandra Novellino, Lucia Simonetti e Grazia Vacca – che disegnano il lento comporsi dell’invito alla “Fuga in Egitto” che l’angelo rivolse a Giuseppe.
«Un viaggio nelle pieghe dei volti e nella verità del gesto. Ogni azione nasce seguendo un processo di ascolto e trasmissione: ascolto del proprio gesto in risonanza all’altro, aprendo ciascun quadro alla dimensione della tattilità e dello sguardo. Nell’affrontare quelle che saranno vere e proprie azioni coreografiche, gli aspetti della misura, del ritmo, della qualità della figura e del gesto dialogheranno con l’iconografia del racconto evangelico. Potremmo dire che ogni quadro andrà ad abitare allo stesso tempo il luogo dell’iconografia e quello della memoria personale. Ci affideremo alle qualità individuali degli interpreti, alla diversità del gesto per creare un arcipelago di presenze. Gesti e volti, adiacenze e sguardi, daranno luogo ad un affresco che intende far emergere il senso di comunità, del vivere donando alla figura e al corpo il gesto della danza», annota Virgilio Sieni.