Elegia per Falcone e Borsellino, Serata speciale contro le mafie
Sabato 29 marzo per la stagione «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto
In scena alle ore 21 «Nel tempo che ci resta» di César Brie, che alle ore 19 dialoga nel foyer con Remo Pezzuto (Libera) e Alessandra Romano (Anm)
Serata speciale a Taranto in ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di tutte le lotte contro le mafie. Sabato 29 marzo, nell’auditorium TaTÀ, per la stagione «Periferie» della compagnia Crest sostenuta dalla Regione Puglia, alle ore 21 andrà in scena l’elegia per Falcone e Borsellino «Nel tempo che ci resta» di César Brie, l’attore, regista e drammaturgo argentino e maestro del teatro contemporaneo fondatore nella Milano degli anni Settanta del collettivo teatrale Tupac Amaru e in seguito protagonista dell’avventura civile e culturale della Comuna Baires. A pochi giorni dalla «Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie», la rappresentazione di «Nel tempo che ci resta» sarà preceduta alle ore 19 dall’incontro a più voci «Raccontare il bene» al quale daranno vita, con lo stesso César Brie, il referente provinciale di Libera, Remo Pezzuto, e la presidente della sezione tarantina dell’Associazione nazionale magistrati, Rita Alessandra Romano, in un dialogo coordinato dal giornalista del Nuovo Quotidiano di Puglia, Mario Diliberto.
Prodotto da Campo Teatrale e dal Teatro dell’Elfo e interpretato dallo stesso César Brie con Marco Colombo Bolla, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti e Donato Nubile, lo spettacolo «Nel tempo che ci resta» è il frutto di una ricerca durata più di due anni, attraverso la quale viene portata in scena, con un uso costante della metafora e dell’analogia, la strategia criminale che Cosa Nostra mise in atto nella famigerata estate del 1992, l’anno delle stragi di Capaci e via d’Amelio, quando il tritolo dilaniò i corpi di tre magistrati e delle loro scorte.
Dalle loro biografie emerge la storia della mafia siciliana dal dopoguerra fino agli anni Novanta e la denuncia dell’intreccio tra criminalità organizzata, affari, politica, servizi segreti deviati nel segno di quel lavoro di impegno civile e di inchiesta che César Brie aveva condotto con «Il cielo degli altri», «Otra vez Marcelo», «Albero senza ombra», «Viva l’Italia», «Prima della bomba», «L’avvoltoio» e altri lavori e ricerche.
Allontanandosi dall’idea di creare un documentario teatrale, «Nel tempo che ci resta» si presenta come un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività e a una concreta testimonianza di coerenza, etica e giustizia. Ma nel racconto della tragedia che ha segnato le vite dei due magistrati e delle loro famiglie, Brie non dimentica i momenti di luce, gioia e ironia: l’amore di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, di Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto, gli scherzi tra i due amici magistrati, la serenità della loro infanzia.
La storia è ambientata in un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance, il cui profumo toglie dalle ombre quattro figure, che appaiono all’improvviso dalle lamiere. L’uomo delle arance è Tommaso Buscetta, il pentito di mafia, le anime sono quelle di Giovanni, Francesca, Paolo e sua di moglie Agnese, l’ultima ad essersene andata, dopo aver cercato inutilmente la verità per vent’anni. Prima di lei se n’era andato il pentito che aveva fornito le chiavi a Giovanni e Paolo per capire la mafia dall’interno. Dieci anni prima della sua uscita di scena, nell’arco di due mesi, in quella sciagurata estate del 92, erano stati uccisi Giovanni e Francesca, e poi Paolo. E ora si ritrovano da morti, in un cantiere abbandonato, tra resti di macerie e lo sfondo del mare, per raccontarsi e raccontarci cos’è successo prima e cos’è accaduto dopo. Perché i morti non serbano rancore, ricordano con precisione, intrecciano fatti, accadimenti, segnali, indizi. E loro avevano visto e previsto tutto, anche la cattiveria e il tradimento.
«Il nostro scopo – spiega Brie – non era realizzare un documento, ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine possano unirsi. Per cui, questo spettacolo non è la biografia di Falcone e Borsellino ma un omaggio, un monumento a questi due uomini e all’ex uomo d’onore che li accompagna, li ama, e come noi viene sedotto dalla loro caparbietà, intelligenza, onestà e purezza».
La lotta alla mafia e le vittime, i tradimenti e i pensieri, le vicende personali e pubbliche, la trattativa e l’isolamento, le menzogne, il senso di dovere e l’amore si intrecciano in questa ricostruzione di ciò che è accaduto e di ciò che continuerà ad accadere. Ed è l’amore che viene fuori da questa scena, malconcio, pieno di polvere e detriti, mentre i morti ricompongono la mappa devastata di un Paese che amavano ma che non accettavano. E che proprio per questo avevano cercato di cambiare.
Dopo lo spettacolo gli artisti incontreranno il pubblico nel consueto spazio-intervista condotto nel foyer dalla giornalista Marina Luzzi.
Immagini video al link: https://www.youtube.com/watch?v=th9jFBcrrmg
Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.
addetto stampa
Francesco Mazzotta
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