“Raccontare il bene”, parliamone insieme a più voci

RACCONTARE IL BENE
Incontro a più voci

Remo Pezzuto, referente provinciale LIBERA
Rita Alessandra Romano, presidente Associazione Nazionale Magistrati sez. Taranto

dialogano con Cesar Brie, autore e regista di Nel tempo che ci resta

conduce Mario Diliberto, giornalista del Nuovo Quotidiano di Puglia

Foyer Auditorium TaTÀ  |  sabato 29 marzo, ore 19:00

A pochi giorni dalla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie,

ospitiamo lo spettacolo Nel tempo che ci resta. Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ulteriore tappa del lavoro di impegno civile e di inchiesta che segna la poetica e la drammaturgia di Cesar Brie. Un teatro che si fa interprete di testimonianza civile e di memoria viva, è il teatro che si riconosce in una forte funzione sociale ed educativa. 

Frutto di una ricerca di oltre due anni sulle figure di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Tommaso Buscetta, lo spettacolo, lungi dal creare un documentario teatrale, si presenta piuttosto come un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività e a una concreta testimonianza di coerenza, di etica e di  giustizia.

«Lo scopo non è stato fare un documento ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine possano unirsi», queste parole del maestro Cesar Brie valorizzano l’efficacia e il significato dell’esperienza artistica nel promuovere una crescita delle comunità e dei cittadini di ogni età che sia all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione, così come recita LIBERA tra le sue proposte.

Di qui l’invito a non passare sotto silenzio l’occasione di incontrare e conoscere il lavoro incredibile che svolgono nel nostro Paese associazioni, scuole, parrocchie, operatori volontari e non, che per il tramite del teatro, della musica, della cultura danno concretezza all’educazione alla legalità, all’esercizio consapevole della libertà.  Fra tutte e prima di tutte LIBERA, una rete nazionale di associazioni, scuole, sindacati, parrocchie, che esprime il punto più alto dell’impegno contro le mafie e la criminalità, e soprattutto dell’impegno per la giustizia sociale, per la tutela dei diritti e per una memoria viva e condivisa.

[visualizza e scarica l’invito]

  

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«Stasera sono in vena»: la periferia e il buio dell’eroina nel Sud anni ‘80

Sabato 15 marzo, alle ore 21, per «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto

Lo spettacolo di Oscar De Summa in versione concerto con una band guidata
da Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò. Musiche da David Bowie a Nick Cave

Il Sud, la periferia e l’eroina s’incrociano pericolosamente e poeticamente in «Stasera sono in vena», il pluripremiato spettacolo musicale dell’attore, drammaturgo e regista brindisino (trapiantato a Bologna) Oscar De Summa, che in questa sua creazione affronta anche in chiave autobiografica il tema della droga nella provincia pugliese degli anni Ottanta. Un racconto in prima persona, prima scanzonato, poi intimo e tragico, che l’artista porta in scena sabato 15 marzo (ore 21) nell’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia con il progetto musicale firmato da Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò, lui stesso in scena coadiuvato dal polistrumentista Daniele Rossi e dalla musicista e cantante Francesca Bono, frontwoman degli Ofeliadorme, interpreti di una playlist che spazia dai Doors a Nick Cave, passando per David Bowie, Iggy Pop, Jeff Buckley e i Pink Floyd.

Dunque, «Stasera sono in vena», secondo capitolo della trilogia della provincia, festeggia i suoi dieci anni con un riallestimento live che, a supporto della versione originale, prevede un concerto vero e proprio con brani iconici di un’epoca, ma capaci di segnare anche le generazioni successive. In questa riedizione prodotta da La Corte Ospite e il Teatro Metastasio di Prato, con il progetto luci e le scene di Matteo Gozzi, la musica viene utilizzata non come semplice colonna sonora, ma come strumento drammaturgico vero e proprio, intrecciandosi con le parole in modo indissolubile, in un’alternanza e sovrapposizione costante di significati.

Con la musica eseguita dal vivo si realizza, dunque, il desiderio del protagonista, che negli anni Ottanta s’immaginava di diventare un cantante rock, come quelli che proponevano una visione nuova del mondo e delle relazioni, con modelli alternativi al sistema capitalistico.

Il dolore dell’anima, il disagio provato nel dover fare la cosa giusta, la sopravvivenza a un mondo che non corrispondeva a quello immaginato, le aspettative, l’oppressione, lo smarrimento, portano il protagonista di «Stasera sono in vena» in un abisso senza tempo, offrendo spunti di confronto e condivisione non solo in chi ha attraversato gli anni Ottanta, ma anche nelle nuove generazioni.

La storia del protagonista è emblematica di coloro i quali hanno vissuto quel periodo: una storia di droga, spaccio e malavita che si spinge sino ai tentacoli della Sacra Corona Unita. La storia di un gruppo di ragazzi entrato nel mondo dell’eroina, ma che si rende conto della voragine nella quale sta sprofondando soltanto quando uno di loro muore di overdose. Una storia ripetutasi mille volte in quegli anni e che oggi, pur manifestandosi con declinazioni diverse, racconta lo stesso disagio e la stessa sensazione di solitudine.

«Stasera sono in vena» si presenta, pertanto, come il concerto di un’intera generazione rapita dal sogno, proprio come accadde al protagonista dello spettacolo. Un ragazzo che voleva diventare una rockstar e che nella musica aveva trovato l’antidoto alla propria solitudine.

Immagini video al link: https://youtu.be/MHQMmtce9t0

Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

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Un lupo, sette caprette e tre porcellini nelle due favole di «Trame su misura»

Domenica 9 marzo per «Favole & Tamburi» del Crest al TatÀ di Taranto

Con Renzo Boldrini della compagnia toscana Giallo Mare Minimal Teatro

Due celebri favole tenute insieme dentro una scrittura contemporanea. È la proposta della compagnia toscana Giallo Mare Minimal Teatro che, domenica 9 marzo (ore 18), all’auditorium TaTÀ di Taranto, per la stagione «Favole & Tamburi» della compagnia Crest sostenuta dalla Regione Puglia, presenta «Trame su misura vol. 1», spettacolo che incrocia in modo del tutto inedito «Il lupo e i sette capretti» e «I tre porcellini». Si tratta del primo capitolo di un ciclo creativo intitolato, per l’appunto, «Trame su misura», progetto composto da differenti spettacoli incentrati su testi di Renzo Boldrini, che riscrive con uno sguardo sui nostri giorni alcune famose fiabe mescolando lettura ad alta voce, narrazione teatrale, disegno e composizione grafica dal vivo, ma anche videoproiezione ed animazione di figure e oggetti.

Nella prima fiaba intitolata «Lupo Romeo e Capretta Giulietta», pur mantenendo la struttura portante de «Il lupo e i sette capretti», Boldrini utilizza una chiave ironica, immaginando sette caprette, sorelle di particolare bellezza, fra le quali spicca Giulietta la capretta nera. Una differenza di colore che crea fra loro screzi e gelosie. Questa diversa sfumatura di colore si rivela però una chance formidabile ed imprevista per evitare che il lupo Romeo divori le sette sorelle, rendendo più «appetitosa» la fiaba originaria.

Stesso schema si ritrova nella «Casa di paglia, di legno e di mattoni» tratta da «I tre porcellini», in cui Boldrini, mantenendo i fondamenti narrativi della traccia narrativa di partenza, interviene sulle dinamiche che portano all’inevitabile sconfitta del lupo. Il feroce animale, come se conoscesse già il copione della storia, inizia imprevedibilmente il suo attacco dalla casa di mattoni, passando senza incidenti dal camino, poi con poco contegno distrugge la casa di legno e dopo aver gustato i due primi fratelli come facile digestivo si dirige dal più piccolo dei porcelli, verso la sua casa fatta di fragilissima paglia. Ma qui arriva il colpo di scena. Il piccolo non ha paura e invita il lupo ad una sfida sensazionale: una battaglia combattuta in punta di denti, sino all’ultimo boccone. Chi mangerà di più, vincerà. E c’è da aspettarsi un lieto fine.

Inizio spettacolo ore 18.
Biglietti 7 euro (6 euro per nuclei familiari di almeno quattro persone).
Info e prenotazioni 333.2694897.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

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«A colpi d’ascia» di Bernhard, ritratto al vetriolo di una cena tra intellettuali

Sabato 1° marzo, alle ore 21, per «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto

Marco Sgrosso fa vivere in scena il testo al vetriolo del grande scrittore austriaco

È un omaggio allo scrittore, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco Thomas Bernhard, tra i massimi autori della letteratura del Novecento, lo spettacolo «A colpi d’ascia» che va in scena sabato 1° marzo, all’auditorium TaTÀ di Taranto, per la stagione «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia. Protagonista Marco Sgrosso, allievo di Leo De Berardinis e fondatore con Elena Bucci della celebrata compagnia Le Belle Bandiere cui si deve la produzione dell’allestimento.

Dell’omonimo romanzo di Bernhard, Sgrosso ha curato la riduzione e la regia, oltre a farsene straordinario interprete con l’accompagnamento musicale del polistrumentista Cristiano Arcelli e della voce registrata di Elena Bucci. «Incantato dallo stile fulmineo e ridondante di Bernhard, dall’intreccio di reiterazioni, assonanze e dissonanze che rendono i suoi testi simili a partiture musicali – racconta Sgrosso – sono rimasto affascinato dalla figura del narratore, un uomo tormentato, aggressivo ma vulnerabile, simile ad un animale braccato. Mi ha profondamente coinvolto l’analisi della figura dell’artista in conflitto, con se stesso prima ancora che con gli altri, e tanto più incatenato al suo universo quanto più fortemente vorrebbe fuggirlo».

Nel suo percorso in solo, Sgrosso si collega ad altri due ritratti affrontati in passato e accomunati all’autore austriaco dall’urgenza di raccontarsi con impietosa sincerità attraverso un flusso inarrestabile di parole, che battono sulla carta e sulla lingua come una pioggia di pietre. Dopo la straziata madre/figlio di «Ella» di Herbert Achternbusch e il tormentato «io» delle «Memorie del sottosuolo» di Fedor Dostoevskij, l’approdo al drammaturgo/alter ego di «A colpi d’ascia» segna, infatti, la chiusura ideale di una trilogia dedicata al tema della confessione e dell’identità frantumata, che in Bernhard si realizza con ironia caustica e spietata. Lo scrittore austriaco scandaglia miserie, perfidie e ipocrisie dell’ambiente artistico della sua amata e odiata Vienna, ma il livido quadro finale che emerge da questo vorticoso pamphlet non ha confini geografici.

Senza sconti per nessuno, letteralmente a colpi d’ascia, la penna implacabile di Bernhard traccia ritratti al vetriolo di artisti e intellettuali riuniti nell’atroce mondanità di una cena artistica come ad un festino di maschere grottesche, in cui falsità, invidie, cinismo e arroganza affiorano senza pudore e il tragico suicidio di una sfortunata amica comune diventa palcoscenico di orrende bassezze e ridicole vanità.

«Le proporzioni del romanzo – spiega ancora Sgrosso – mi hanno costretto ad una riduzione drammaturgica, ma ho cercato di conservare il senso più intimo dell’opera e di preservare lo smalto acido delle ‘cartoline’ più incisive, dalla volgare arroganza dei coniugi Auersberger alla memoria straziante di Joana, dall’esilarante tracotanza dell’attore del Burgtheater al livore inesausto della scrittrice Jeannie Billroth».

Tre luoghi della memoria disegnano spazialmente la condizione di solitaria impotenza del narratore, prigioniero della sua claustrofobica ossessione. Da un lato la bergère rossa, in posizione strategica, obliqua come i pensieri del protagonista, tana in cui sprofonda e fossa da cui risorge per dare sfogo alla sua tormentata invettiva. Dall’altro, una svettante colonnina liberty richiama come uno schizzo la tavola elegantemente apparecchiata, gelido frammento simbolico della grande cena popolata di presenze spettrali che fanno da corona muta all’ego iperbolico dell’attore del Burg. Tra queste due schegge solitarie, disegnate e attraversate da tagli di luce, un lampadario di cristallo che, sospeso nel vuoto, sovrasta lo spazio della coscienza del protagonista, in cui affiorano il ricordo doloroso di Joana e la gioia ebbra delle registrazioni giovanili di un tempo lontano, ricco di speranze irrimediabilmente perdute.

Alla passione disperata che trapela a dispetto dell’asprezza amara delle parole, s’intrecciano le melodie di Mahler, Purcell, Beethoven, le voci struggenti di Marlene e Dalida e i fiati morbidi o stridenti dei preziosi strumenti del musico, testimone misterioso e distaccato di una confessione priva di catarsi.

Dopo lo spettacolo Marco Sgrosso incontrerà il pubblico nel consueto spazio-intervista condotto nel foyer dalla giornalista Marina Luzzi.

Immagini trailer: https://www.youtube.com/watch?v=G0MMQKTQBxY&t=2s

Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

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