Disabilità, precarietà e drammaturgia: tre incontri «tra palco e realtà»

Al TaTÀ di Taranto uno spazio di riflessione per gli spettacoli di «Periferie»

Tra gli ospiti, la sociologa e saggista Francesca Coin (premio Leogrande 2024)
e gli artisti Davide Iodice e Mariano Dammacco (candidati ai premi Ubu 2024)

Disabilità, precarietà e arte della drammaturgia: tre temi tra palco e realtà sui quali la compagnia teatrale Crest di Taranto accenderà i riflettori nello spazio di riflessione «Parliamone insieme a voce», due incontri e un laboratorio con esperti del settore a margine di tre spettacoli della rassegna «Periferie» in corso nell’auditorium TaTÀ.

Il primo, intitolato «L’arte utile», è in programma sabato 30 novembre (ore 19) prima della rappresentazione di «Pinocchio. Che cos’è una persona?» di Davide Iodice, noto per il suo teatro pedagogico al servizio delle persone, pertanto capace di creare un ascolto autentico. In un incontro a più voci condotto dal dottor Domenico Casciano, specialista in terapia familiare e relazionale, il pluripremiato drammaturgo e regista napoletano animerà un ragionamento intorno al rapporto disabilità-teatro partendo proprio dal suo «Pinocchio», lavoro nel quale la diversità e la fragilità sono incarnati dal celebre burattino di legno, che papà Geppetto vorrebbe rendere un bambino uguale a tutti gli altri. Lo spettacolo diventa pertanto occasione per discutere del concetto di normalità, condizione che Iodice considera il «diritto di chiunque ad avere momenti di felicità, espressione e condivisione».

Si parlerà, invece, di precarietà nel mondo dello spettacolo nell’incontro «Il lavoro dei felici pochi e dei poveri tanti per la cultura» che sabato 14 dicembre (ore 19) farà da preludio alla messa in scena della nuova produzione del Crest «A me m’ha rovinato la guera» realizzata in coproduzione con l’associazione Culturale Malalingua, un racconto sulla «fame dell’attore», figura precaria per natura. Condotto da Miriam Putignano del Presidio del libro di Taranto «Rosa Pristina», in collaborazione con il quale l’incontro viene realizzato, l’appuntamento prevede un confronto tra il segretario provinciale della Cgil, Giovanni D’Arcangelo, con la saggista Francesca Coin, attualmente docente di sociologia in Svizzera e autrice per Einaudi del libro «Le grandi dimissioni» sul fenomeno dei congedi spontanei, utilizzato come lente d’ingrandimento sul mercato del lavoro a livello globale. Un libro per il quale l’autrice quest’anno è stata insignita a Taranto del premio intitolato ad Alessandro Leogrande.

Il 10 e 11 gennaio chiuderà il trittico di appuntamenti un laboratorio di drammaturgia di Mariano Dammacco, regista e drammaturgo barese che l’11 gennaio presenterà per la stagione «Periferie» lo spettacolo «La morte ovvero il pranzo della domenica» con Serena Balivo, un lavoro prodotto dalla Compagnia Diaghilev e dedicato a un tema tabù della nostra cultura (la morte, per l’appunto) che ha ricevuto una nomination ai prossimi premi Ubu, gli Oscar del teatro in Italia, dove concorrerà nella categoria «nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica». Il laboratorio s’intitolerà «Telepatia e Matematica» in riferimento a due aspetti fondamentali del lavoro di chi scrive per la scena, perché coinvolgere emotivamente lo spettacolo rimanda a capacità telepatiche, così come la conoscenza di regole e tecniche della drammaturgia alla matematica. Il laboratorio sarà gratuito e destinato a un massimo di 15 partecipanti, con termine per la richiesta di adesione entro il 3 gennaio.

Info: 333.2694897.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

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«La favola di Peter», un gioco di ombre dentro uno spettacolo onirico e ironico

Domenica 17 novembre per «Favole & Tamburi» del Crest al TaTÀ di Taranto

Con il mago dell’antica arte cinese Silvio Gioia. Produzione di Principio Attivo

È liberamente ispirato al romanzo del 1814 «Storia straordinaria di Peter Schlemihl» del poeta e botanico tedesco Adelbert von Chamisso lo spettacolo di ombre «La favola di Peter» che Principio Attivo Teatro presenta domenica 17 novembre (ore 18) per la stagione «Favole & Tamburi» della compagnia Crest all’auditorium TaTÀ di Taranto. D’altronde, di un uomo e della sua ombra parlano il libro e lo spettacolo scritto e diretto da Giuseppe Semeraro, affidato a un mago dell’antica arte cinese, Silvio Gioia, sulle musiche originali di Alessandro Pipino.  

Silvio Gioia e la sua ombra, proiettata su uno sfondo bianco, giocano con un linguaggio visivo onirico, poetico e ironico. E mentre interagiscono sulla scena, creano numerosi personaggi e mondi immaginari per raccontare la storia di Peter e della sua anima gemella: l’ombra, per l’appunto. Sono «venuti alla luce» assieme, sono cresciuti assieme e hanno giocato assieme. E quando Peter muove l’ombra, l’ombra ha sempre idee meravigliose da offrirgli. Ma poi Peter cresce, fa le cose che fanno i grandi e non ha più tempo di giocare. Mentre l’ombra resta lì, dietro di lui, in attesa di essere guardata di nuovo. Finché un giorno si separano in quel libero gioco d’immaginazione che accompagna il romanzo di Chamisso, impegnato a raccontare nel suo capolavoro letterario l’eterno dilemma tra purezza e corruzione, piacere e dovere, colpa e desiderio di innocenza, in un mondo in cui tutto si aliena e si compra, al punto che il povero Peter decide di vendere la propria ombra al diavolo in cambio della ricchezza. L’ombra che è l’arcano dal quale trae forza vitale questo racconto fantastico.

Inizio spettacolo ore 18. Biglietti 7 euro (6 euro per nuclei familiari di almeno quattro persone). Info e prenotazioni 333.2694897.

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«La sparanoia», un manifesto graffiante della Generazione Z

Sabato 16 novembre lo spettacolo apre «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto

Con l’agitata e atletica parola della coppia rivelazione Fettarappa & Guerrieri

Il teatro che fotografa l’oggi, la sua complessità e le sue contraddizioni. A Taranto lo propone la compagnia Crest con la stagione «Periferie» 2024-2025 in programma dal 16 novembre al 5 aprile all’auditorium TaTÀ con alcune tra le migliori proposte della drammaturgia contemporanea, tutte affidate ad artisti di grande valore.

«Undici titoli per affrontare temi cruciali della nostra contemporaneità e quotidianità, oltre a diritti e valori non molto diversi da quelli racchiusi nel motto Liberté, Égalité, Fraternité di una rivoluzione avvenuta più di 200 anni fa e che, sbagliandoci, credevamo certi», dice la presidente Clara Cottino presentando il progetto di questa edizione, che si aprirà il 16 novembre (ore 21) con il manifesto graffiante e incendiario della Generazione Z, vale a dire «La sparanoia» allestito per Teatro di Sardegna/Agidi dai pluripremiati Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri, autori, attori e registi tra i più apprezzati della nuova scena italiana, come dimostrano i riconoscimenti ricevuti con il premio In-Box, quello della critica al Nolo Fringe Festival e delle giurie unite a Direction Under 30.

Attraverso un uso dinamico del corpo e un’agitata atletica della parola, Fettarappa e Guerrieri portano in scena con drammaticità e graffiante ironia i temi più scomodi del contemporaneo, dando voce sulla scena ai conflitti politici di una generazione oppressa e sfruttata, per riaccendere nel pubblico la rabbia rivoluzionaria. E con cinico surrealismo e al ritmo di rapide stilettate dialogiche, nella «Sparanoia» indagano il peso del mondo che grava sui «giovani» ormai addomesticati che, invece di conquistare la piazza, sonnecchiano su un cuscino. Una generazione che alle strategie d’attacco preferisce le previsioni meteo, con un ministro alle Politiche giovanili che sogna di divorare gli studenti che manifestano.

I giovani, addomesticati, vivono a casa, perimetrati da un metro quadro e con l’ossessione dei lavaggi delicati, mentre il dilemma di cosa fare di una bomba diventa metafora di una generazione che non riesce a trovare una risposta tra il gesto terroristico e la completa apatia. Così, il grido perforante di questa «sparanoia» muore in gola, rappresentazione della tragica e ironica repressione dei serial killer narcolettici e dei bolscevichi da divano, messa in scena in un incalzante scambio di parti da due attori che, con vivacità performativa, spiattellano al pubblico tutte le colpe di quella generazione ormai matura ma incapace di donare ai giovani un futuro certo. Le conseguenze sono insoddisfazione, repressione, depressione e ansia, punto terminale di un’acuta, sottile e amara riflessione sui giovani di oggi, la morte della Sinistra e la tranquilla remissività della sua generazione, ormai imperturbabile ai soprusi sociali e culturali.

Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.

 

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Francesco Mazzotta
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Un omaggio a Nilde Iotti e alle sue battaglie femministe

Sabato 9 novembre nell’auditorium TaTÀ per «Un teatro sotto le ciminiere»

Con Silvia Lodi e le donne di Taranto. Firma la regia Paola Leone

È un omaggio a Nilde Iotti lo spettacolo «Nilde mia. Autobiografia non autorizzata di una statua» in programma sabato 9 novembre, alle ore 21, nell’auditorium TaTÀ di Taranto, nuovo appuntamento della compagnia Crest inserito nel progetto «Un teatro sotto le ciminiere», parte delle sei azioni pilota per il welfare culturale e la valorizzazione dei luoghi di cultura promosse dal dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia e da Puglia Culture.

L’interessante lavoro teatrale è firmato dalla regista tarantina Paola Leone per l’interpretazione di Silvia Lodi e un gruppo di donne di Taranto, e si propone di riflettere sulla parità di genere e le sfide che ancora oggi il mondo femminile deve affrontare. Un lavoro che nasce dalla voglia di indagare le difficoltà di essere donna e nel ricoprire un ruolo pubblico e istituzionale, in una società ancora troppo sessista e omofoba.

Tra l’altro, lo spettacolo nasce all’interno del progetto «Le donne si raccontano…modera Nilde Iotti», iniziativa di promozione sui diritti delle donne che ha coinvolto studentesse, un gruppo di detenute e un gruppo di attiviste politiche. Pertanto, l’allestimento, dedicato a tutte le donne che credono che il mondo si possa e si debba cambiare, prevede il coinvolgimento di una parte della comunità femminile tarantina all’interno dello spettacolo come riconoscimento alla pratica politica di Nilde Iotti e al ruolo delle donne nella storia del Paese.

Così, la statua di Nilde Iotti, prima Presidente donna della Camera dei deputati, sola in scena e abbandonata chissà dove, prende vita e si fa umana, risvegliata dalle voci di un corteo di donne che canta slogan femministi. Un pretesto per far tornare tra noi, anche soltanto per 50 minuti, una delle figure femminili più importanti della storia italiana e protagonista della nascita della Costituzione. Una donna scomparsa a settantanove anni, nel 1999, che ha ancora molto da dirci. E che in un’ora viene raccontata insieme alle tante battaglie delle quali si fece promotrice, come quelle per approvare la legge sul divorzio, la riforma del nuovo diritto di famiglia e quella a sostegno del riconoscimento della violenza carnale come crimine contro la persona e non contro la morale. Il racconto di una vita che oggi rappresenta più che mai un esempio di buona politica ed emancipazione.

Biglietti 10 euro.
Info e prenotazioni 333.2694897.

 

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

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